Sono andato a Milano per un altro motivo, ma avevo qualche ora di tempo e le ho dedicate alla mostra Amazônia di Sebatião Salgado, alla Fabbrica del vapore. Avevo avuto modo di vedere una sua mostra (Genesi) a Ljubljana qualche anno fa, per cui non mi aspettavo nulla di sconvolgente. E infatti la prima impressione è stata quella. Poi, invece, l’allestimento ha iniziato a fare il suo effetto: le stampe sono sospese, fronte/retro, la colonna sonora è azzeccata (by Jean-Michelle Jarre).
Pian piano mi sono ritrovato immerso in un ambiente “strano”, che ricorda un labirinto nella foresta. In posizione centrale le “capanne” dedicate alle varie tribù, con i ritratti e le loro storie. Inoltre tre salette: una dedicata all’Instituto Terra, la fondazione dei Salgado; una ad una slideshow di paesaggi; e l’ultima alla slideshow dei ritratti.
Ulteriore nota positiva: l’illuminazione. Una dimostrazione di come si possano illuminare bene le opere esposte senza creare fastidiosi riflessi. Anche nelle cornici con il vetro i riflessi erano minimi e non fastidiosi.
Amazônia ha avuto la sua prima italiana in ottobre 2021 al Maxxi di Roma.
Sull’onda di questa mostra ho ripreso alcuni dei miei scatti del 2006, del Mekong in Laos, e li ho sviluppati rifacendomi a quanto ho visto. Queste foto sono state scattate allora con una Canon Powershot SX1 IS, una bella macchinetta per l’epoca, ma sicuramente non comparabile a quanto si può ottenere con una reflex, anche e soprattutto in termini di gamma dinamica; e scattava solo in jpeg – e questo è quanto avevo come base su cui lavorare. Tutto sommato, direi niente male.