Milano, un giovedì di inizio novembre. Una giornata di ferie investita per visitare una serie eclettica di mostre, a Palazzo Reale e alla fabbrica del vapore: Jheronumus Bosch, Richard Avedon, Michelangelo, Andy Warhol.
Jheronimus Bosch (1453 – 1516) è noto in tutto il mondo per il suo linguaggio fatto di visioni oniriche e mondi curiosi, incendi, creature mostruose e figure fantastiche. Milano rende omaggio al grande genio fiammingo e alla sua fortuna nell’Europa meridionale con un progetto espositivo inedito che presenta una tesi affascinante: Bosch, secondo i curatori, rappresenta l’emblema di un Rinascimento ‘alternativo’, lontano dal Rinascimento governato dal mito della classicità, ed è la prova dell’esistenza di una pluralità di Rinascimenti, con centri artistici diffusi in tutta Europa.
Richard Avedon – Relationships
Richard Avedon (1923-2004), uno dei maestri della fotografia del Novecento, con la mostra che ne ripercorre gli oltre sessant’anni di carriera attraverso 106 immagini provenienti dalla collezione del Center for Creative Photography (CCP) di Tucson (USA) e dalla Richard Avedon Foundation (USA), con foto iconiche come “Dovima e gli elefanti”, Nastassja Kinski con il serpente che le bacia l’orecchio, oppure le altrettanto interessanti immagini di Marilyn Monroe, Sofia Loren, dei Beatles, e le innumerevoli copertine di Vogue.
Bonus: Le Pietà di Michelangelo
A fianco di quella di Avedon: veniva “a gratis”, perché non approfittarne?
Le tre Pietà di Michelangelo, nella forma dei loro calchi in gesso, create dallo scultore in tre diverse fasi della sua vita:
Il calco della Pietà di San Pietro della Città del Vaticano,
il calco della Pietà di Santa Maria del Fiore a Firenze, detta Pietà Bandini, ed il calco della Pietà Rondanini.
Andy Warhol: la pubblicità della forma
L’esibizione con più di 300 opere dedicata al genio della Pop Art ricostruisce tutti i periodi storici in cui l’artista, attraverso la sua rivoluzione, è stato in grado di innovare la storia dell’arte del novecento, cimentandosi in diversi ambiti quali moda, musica e imprenditoria. La mostra spazia dagli anni ’50, che lo consacreranno soprattutto come un fine e rispettatissimo disegnatore, agli anni ’60, uno dei periodi più prolifici dell’artista, che diverrà un vero e proprio “commentatore sociale”, ritraendo icone (come la mitica Campbell’s Soup), fama (Liz Taylor e Marilyn Monroe) e disastri (dai volti di Jackie Kennedy segnati per il funerale del marito a un Car Crash degli anni ’70); dagli anni ’70, in cui egli diverrà invece The society artist, agli anni ’80, in cui l’artista, presentandosi al grande pubblico come il padre spirituale di una nuova generazione di artisti come Jean-Michel Basquiat e Keith Haring, realizzerà nuovi simbolismi, sperimentazioni e omaggi al passato.